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Data di pubblicazione 03/04/2019
Buongiorno a tutti gli appassionati di musica, arte e marketing in Italia e non solo! Questo è il blog di Miraloop, azienda italiana multimedia proprietaria delle etichette con i simboli delle quattro carte da gioco. E questo è un nuovo articolo della sezione "Riflessioni", dove trovate pensieri, spunti,
Lo sappiamo, il titolo è in qualche modo "forte" e alcuni di voi leggendo questo titolo avranno già cominciato a pensare quali possano essere, se esistono veramente, analogie tra il mondo della musica e il mondo del porno.
Il punto è che ci sono e proveremo ad illustrarle dettagliatamente.
Mentre noi ci auspichiamo che il mondo della musica si avvicini sempre di più al mondo del cinema d'intrattenimento piuttosto che al mondo della pornografia, restando piuttosto delusi, abbiamo cominciato a elencare le analogie: abbiamo deciso di scrivere un articolo quando ne abbiamo trovate ed analizzate 6.
Buona lettura!
Abbonamenti mensili agli utenti e vendita di pubblicità ai produttori, così funziona. La prima analogia, la più banale, che si trova tra il mondo del porno e quello della musica, è proprio nel modello di business che sta dietro. Un tempo si vendevano i dischi che arrivavano con i camion che portavano il materiale nei negozi dei centri cittadini? Vero. Il mondo di fruzione musicale odierno basato sull'abbonamento online, in questo caso per ascoltare musica, è invece nato con il porno.
I primi siti ad adottare il sistema dell'abbonamento furono proprio i siti erotici perchè potevano permettersi di dare un assaggio di un video facendolo circolare nei meccanismi peer to peer (lo stesso del famoso eMule, per intenderci) e poi chiedere l'abbonamento. L'abbonamento permetteva al cliente di rimanere sul sito e godersi i film interi. Oggi che il peer to peer per scambiare dati non serve più, i dati possono restare sul server dove vengono caricati e fruiti tramite streaming: i servizi di musica hanno rinunciato a farti scaricare il brano perchè alla fine vogliono solo che tu "resti sulla piattaforma". E la gente applica il concetto in modo felice. Non vuole pagare, accetta pure di beccarsi il suggerimento di Despacito mentre ascolta i Genesis: l'euro non ce lo mette.
Lo stesso meccanismo è quello del "video suggerito" diviso genere per genere: sono tutte invenzioni nate con la fruizione di pornografia.
Esattamente come nel mondo del porno, la musica è reperibile gratuitamente ovunque in bassa qualità e con tante inserzioni, è di fatto motore pubblicitario. Se vuoi alzare il livello, devi cominciare a spendere, anche se poco, pochissimo, ma devi abbonarti.
La seconda analogia che abbiamo trovato riguarda non tanto il meccanismo di diffusione bensì l'atteggiamento degli stessi utenti. Gli utenti hanno fretta e vogliono essere attirati da cose già rodate e che funzionano, perchè hanno poco tempo e hanno sete di qualcosa che li sfami nell'immediato.
La ricerca di una canzone dovrebbe essere una cosa lunga, a cui dedicare del tempo, attraverso un ascolto di qualità. Ma oggi non è più così. Non conta l'esperienza qualitativa quanto il soddisfare un bisogno nel modo più veloce e indolore possibile. Tanto che la maggior parte della musica viene fruita attraverso gli altoparlantini degli smartphone per un tempo di ascolto prossimo ai 30 secondi. Per farvi un esempio Facebook una visualizzazione di un video viene conteggiata dal primo al terzo secondo: interessante vero?
Eppure dall'altra parte non ci sono molte proposte alternative. Fino al 2008 / 2012 una grossa fetta di produttori si scagliava contro il mondo del consumo veloce, e avevano ragione. Era la parte che generalmente si riconosceva impegnata e voltata alla ricerca dell'artistico piuttosto che del commerciale. La parte, per dirla in politica, "di sinistra". Oggi, invece, sono proprio coloro quelli che ostentano un certo tipo di impegno ad aver sposato meglio e con più entusiasmo le piattaforme multinazionali di raccolta di musica che mischia il professionistico con l'amatoriale: da Soundcloud a Youtube a Bandcamp. Il motivo è l'illusione di avere il controllo su quello che fanno.
Abbiamo dedicato un intero articolo al mondo degli artisti di oggi. Vogliono generalmente il controllo totale, ma essendo in milioni tutti in gara fra di loro fanno il gioco di chi poi mette su investimenti più alti, dando così alle piattaforme il controllo totale sugli ascolti.
Curioso no?
Il mercato del porno è stato il primo in assoluto a determinare il numero delle visualizzazioni dei video. I primi siti di video porno ebbero la geniale idea ben prima di Youtube: serviva allo semplice scopo di ridurre i tempi ed evitare fregature ai clienti: se il video è più visualizzato funziona, garantito. Mai era immaginabile, prima del 2006, che la musica sarebbe stata ordinata secondo queste regole. Myspace fu la prima piattaforma che aveva il counter degli ascolti, ma attenzione, non era determinante per il successo della band o del progetto musicale, perchè il counter non era messo in relazione ad altre band, ogni pagina aveva il suo. Chi applicò alla regola il metodo del conteggio per dire ad un algoritmo cosa suggerire fu Youtube, poi Facebook e la mazzata finale la da Spotify. Spotify è a tutti gli effetti un social network per artisti amatoriali e professionisti costruito con la logica algoritmica di un sito porno dei primi anni Duemila. E attenzione: il counter che attualmente domina qualsiasi piattaforma multinazionale non è solo un counter che ti dice che la canzone X ha 10.000 ascolti, è anche la base per gli algoritmi per orientare le similitudini.
Avete mai visto su Spotify un vostro amico che fa musica uguale a quella dei Bluvertigo associato a Bluvertigo? No, non capiterà mai, e sapete perchè? Perchè per Spotify uno dei criteri di similitudine tra artisti più rilevante è proprio il counter. Se il vostro amico ha 1000 ascolti e Bluvertigo 2 milioni, Bluvertigo sarà più facilmente associato ad un artista o a un progetto che ha un numero di ascolti simili (per es.Baustelle) piuttosto che al vostro amico. L'associazione non è musicale.
In questa epoca il bisogno di intrattenimento si è moltiplicato ad una velocità tale che è difficile immaginarlo. Oggi su Soundcloud esistono 100 milioni di utenti. 100 milioni di profili che caricano musica. Una nazione intera di grandi dimensioni. E stiamo parlando solo di Soundcloud. Tutti loro cercano visibilità. Tra di loro ci sono Artisti e no. Distinguere gli uni dagli altri presuppone studio e conoscenza della musica: non basta la categoria e non basta l'hype. Non ce n'è per nessuno: uscire dal mucchio è impossibile senza professionisti al tuo servizio e investimenti. Eppure i numeri sono talmente alti che puoi fare un disco che gira senza accorgertene, magari in un paese sconosciuto che non hai mai visitato.
Chi ora pensa che i numeri del porno siano più bassi di quelli dell'intrattenimento generico, si faccia pure un giro su qualche piattaforma gratuita. I numeri sono assolutamente simili. Stando all'IFPI Global Music Report, si parla di miliardi e miliardi di ascolti: la musica è diventato un bene primario, ma pochi sono disposti a pagare. Allora paga chi vuole una qualità più alta. Trovate delle analogie?
Questa analogia tra il mondo della musica attuale e la pornografia per essere compresa a fondo necessita di uno sguardo sul mondo del cinema in generale, per il quale il porno non rappresenta certo una branca estetica, ma una vera e propria deriva commerciale a sè stante.
Esiste forse un cinema non professionistico? No. Esistono registi che svolgono diversi lavori per campare, ma anche i loro cortometraggi hanno un aspetto professionale perchè per essere distribuiti si devono muovere in circuiti professonali. E anche se low-budget sono sempre pronti per decollare, col favore del pubblico, nel grande mondo del cinema. Magari grazie a un piccolo produttore locale appassionato. Un De Laurentiis, per fare un esempio italiano.
Nel mondo della musica questo non esiste quasi più: il mondo amatoriale e il mondo professionistico sono ormai totalmente indistinguibili. E l'unica sfera del mondo dell'intrattenimento nella quale c'è una situazione simile è solo il mondo del porno.
Ci sono ovviamente i produttori musicali come nel cinema, ma mentre nel mondo del cinema i "De Laurentiis" sono i piccoli indipendenti, nel mondo della musica sono i big delle grandi case discografiche indipendenti. E mentre il mondo del cinema sotto questi produttori non vede soggetti ne prodotti rilevanti, nel mondo della musica label come Sugar e Carosello (paragonabili ai "De Laurentiis" del cinema) sono unicum ed eccezioni rispetto alla massa della musica prodotta e venduta sulle piattaforme.
Questo apre inevitabilmente una riflessione anche sul problema artistico. C'è stata un'epoca in cui il porno ha fatto parte del mondo del cinema cercando una nemesi artistica, cercando cioè di diventare "arte" in qualche modo (vedi Alice in Wonderland porno musical), ma è successo in un'epoca limitata al periodo delle comuni, della liberazione culturale, al periodo del '68 per intenderci. In tutti gli altri momenti storici, il porno ha seguito una strada totalmente differente rispetto al cinema e con delle precise caratteristiche di distinzione. In parole povere tutti sanno che il porno, tendenzialmente, non è una forma d'arte.
Se noi diamo per valida questa considerazione e teniamo conto del fatto che amatoriale e professionistico sono mischiati in una logica consumista, è facile concludere che chi muove le pedine di questo gioco non ha alcun interesse ne nella ricerca di qualsivoglia forma artistica, tantomeno nel dividere l'amatoriale dal professionale. I soggetti che hanno in mano la situazione non vogliono mediatori perchè i mediatori vogliono esserlo loro stessi, e non sono interessati alla questione artistica perchè sono interessate esclusivamente ai numeri.
Vediamo come
Questo è il primo aspetto per cui c'è commistione tra amatoriale e professionistico. Lo streaming, che alcuni sbandierano come il futuro del professionismo, è in realtà legato ad una visione completamente amatoriale. Il mondo musicale di oggi che sfrutta lo streaming e il sistema dello streaming stesso hanno sia reso la musica un fatto amatoriale (lo streaming non paga abbastanza, con 100k streams, che da totalizzare non sono certo una sciocchezza, si guadagnano 150 euro), sia hanno bisogno degli amatoriali per sostenersi!
Prendendo ad esempio Spotify. Spotify usa gli utenti (che possono essere "seguiti" esattamente come gli artisti) e soprattutto gli artisti amatoriali: i piccoli artisti, che convincono a gruppi di 10, 20 , 30 40 persone tutti i loro amici ad iscriversi costituiscono la base pubblicitaria entro la quale Spotify orienta l'ascoltatore verso chi gode di più investimenti, e allo stesso modo profila un prezzo sempre più importante per le pubblicità spot. La band del liceo che fa iscrivere 20 ragazze è la vera forza di gruppi come Maneskin che poi sono i veri beneficiari di questo pubblico.
Chiunque abbia un certo tipo di ragionamento logico, potrà intuire che non esiste nessuna ditta nell'industria del porno che inventa di sana pianta il genere "interracial" o il genere "wife" per tentare un grosso investimento sulla fortuna. Non sono idee degli imprenditori. Sono le idee dei fruitori che poi vengono sostenute e sulle quali gli imprenditori scommettono. Succede così perchè gli investitori devono andare a colpo sicuro, così vanno a prendere le idee degli amatoriali caricate in rete e divenute popolari. Nel porno, ognuna di queste "idee" poi si realizza in un sito web specifico e dedicato, che approfondisce questo o quel tema.
Nella musica succede più o meno lo stesso. Quindi l'industria non ha interesse a separare l'amatoriale dal professionistico. Il progetto che godrà di grandi investimenti andrà esattamente a mangiare sul bacino d'utenza creato dai tanti piccoli amatoriali che lo hanno creato. Quindi se l'amatoriale crea la tendenza "trap" con migliaia di piccoli progetti che prendono piede da soli, indipendentemente dal valore artistico che hanno, il professionale (ad. esempio la major discografica) produrrà una cosa simile con un investimento promozionale proporzionato alla grandezza di quel bacino di utenza e lo conquisterà in pochissimo tempo.
Esattamente come nel porno, oggi la situazione musicale amatoriale funge da motore gratuito per i progetti che investono.
Spotify manda le mail agli artisti proponendo di caricare la musica direttamente. Perchè lo fa? Lo fa perchè per ogni artista amatoriale che porta 50 followers (convincendoli quei 50 ad ascoltare il proprio disco) fa fare 50 iscrizioni ad un pubblico "non mainstream", non di massa, che è preziosissimo. Preziosissimo perchè poi se lo può rivendere come capitale pubblicitario quando poi deve vendere inserzioni a progetti che invece investono milioni. Il pubblico di Ed Sheeran, o dei Maneskin, o di qualsiasi altro progetto con investimenti grossi, ha bisogno del tuo vicino di casa, ed il miglior modo per portarlo è che sia tu a convincerlo. Mentre il mondo del cinema ha ancora bisogno di farsi il mazzo per portare in giro un film, il mondo del porno è tutto completamente strutturato sul passaparola gratuito, e gli investimenti arrivano dopo.
Si sa, nel cinema esistono delle categorie. Ma attenzione, non sono categorie di merito, tantomeno esclusive, e soprattutto non vengono considerate artisticamente. Ad esempio "fantascienza" non prevede che possa essere preclusa a un regista che si è fatto conoscere con un "noir" o con una commedia. Un regista nella sua carriera se è creativo può cimentarsi con la fantascienza, con il noir, con la commedia, guardate ad esempio Kubryk. Perchè nel cinema le categorie non vengono prima dell'opera. E chi analizza e parla del film a prescindere dal suo genere è la critica. Che badate bene, non è "di genere". Un critico cinematografico bravo recensisce gli Avengers così come l'ultimo film di Eastwood così come il festival di Cannes.
E infatti, nel cinema non ci si può sbagliare: se fai un bel film fai un bel film, se è brutto è brutto, a prescindere dal budget, e se fai un porno fai un porno.
Non passi alle selezioni per il Festival del Cinema di Cannes, o di Venezia, con un porno. Nel mondo della musica invece è l'esatto contrario. Se trapiantassimo il mondo della musica in quello del cinema, troveremo porno realizzati con decine di milioni di euro di budget concorrere al Festival di Venezia con la critica plaudente.
Perchè il mondo del cinema non è così?
Perchè come dicevamo nel mondo del cinema c'è una critica, c'è un assetto culturale. Ci sono dei mediatori, quelli che nel mondo della musica gli aspiranti artisti vogliono far saltare perchè sono TUTTI convinti che una mediazione sia un ostacolo alla loro immensa arte. Nel mondo della musica è tutto lasciato al caso, e quindi ai numeri o alle tendenze sociali dal momento che anche gli intellettuali vogliono anch'essi visibilità tramite i musicisti, e in secondo luogo perchè seguono ideologie culturali che poi trovano riflesso nella musica che seguono. Tendenzialmente la critica musicale non applaude un lavoro fatto bene o di rottura se non dopo che il mercato lo ha glorificato. Non sarebbero altrimenti in grado di riconoscerlo. Ci sono le eccezioni ovviamente, ma sono molto rare.
Ci sarebbe da scrivere un intero libro su questo argomento.
Oggi la maggior parte della critica musicale appartiene alla stessa visione ideologica, quindi sa riconoscere cosa è "dalla sua parte" da cosa non lo è. Ma non è in grado di riconoscere un'opera d'arte da una fregatura patinata con cura (o "sporcata" per sembrare autentica), tantomeno è in grado di comprendere se una musica di una nicchia selezionata sia utile o no artisticamente. Questo produce critica di settore, e cioè critici che per evitare qualsiasi dibattito sull'arte recensisce, ad esempio, solo "jazz".
Se non è "di genere" oppure non è affiliato a qualsivoglia tematica ideologico-politico-sociale (quindi non artistica) oggi il critico musicale è disarmato e si affida ai numeri. Le eccezioni sono rarissime.